Prima di questa evoluzione, il mio interesse era dare una risposta al dolore o al disagio corporeo, accrescere la consapevolezza, prestare attenzione ai piedi e all'allineamento, incoraggiare a piegare e stendere le ginocchia, la postura in piedi e seduta e così via, affinché le persone potessero muoversi in modo più funzionale o diventare coscienti di ciò che impediva loro di farlo. Notavo comunque che durante le sedute avvenivano cambiamenti critici nella loro esperienza, spesso caratterizzati dall'emergere di emozioni inaspettate.
Dopo quattro anni di formazione Feldenkrais, Conoscersi attraverso il movimento, la mia sfida è stata quella di integrare gli schemi funzionali. I miei sforzi di riunire questi fili dinamici, dai princìpi di un’organizzazione nella prima infanzia fino a quelli dell’adulto, è emerso un diverso approccio alla terapia. Da ciò deriva la necessità di "abitare" il proprio corpo al fine di integrarli ed armonizzarli con l'ambiente in cui viviamo. Purtroppo è atteggiamento diffuso nelle più comuni attività ginnico-sportive dare maggiore importanza alla prestazione piuttosto che alla percezione e all’espressione di sé e dei propri ritmi.
Il corpo è troppo spesso vissuto come efficiente strumento di adeguamento a modelli agonistici o estetici...
La conoscenza attraverso il movimento implica diversi aspetti
- ristabilire la connessione con sé stessi, al fine di trovare il proprio centro e l’unità del proprio essere (tra le varie parti del corpo, tra corpo e mente, tra emozioni e azioni);
- utilizzare movimenti semplici, integrati al respiro, che più facilmente possono condurre a movimenti nuovi, sempre più liberi da schemi precostituiti;
- rispettare i propri limiti, vivendoli come opportunità di crescita creativa della nostra espressività, anziché come barriere da infrangere in continua sfida con se stessi;
- ricercare perciò nel movimento il proprio ritmo, l’ampiezza più comoda, la durata più opportuna, il proprio piacere come espressione della pulsione profonda, origine della vitalità e fonte di conoscenza istintiva.
La differenza non è curarsi con un metodo o con un altro, tra lasciar accadere le cose o intervenire attivamente, ma piuttosto nel riguardo con cui ci si dispone verso ciò che si manifesta tramite il corpo. Creare le condizioni per cui la persona possa accorgersi di come cambia il suo organismo attraverso un uso appropriato del corpo, diviene un’esperienza di conoscenza che va ad arricchire le capacità di autoregolazione. Un organismo complesso come quello umano è di fatto un ecosistema che tende ad auto-correggersi spontaneamente e a preservare la propria integrità e stabilità tenendo conto degli effetti di ogni azione.
In base alle mie ricerche, e soprattutto alla mia esperienza pratica, postura, respirazione e portamento sono tre aspetti fortemente intersecati del nostro modo di essere. Sono inscindibili al punto che ogni esercizio che produce effetti su uno di questi elementi non può non produrne sugli altri; talmente inscindibili che, ai fini di una più esatta comprensione, conviene utilizzare un termine unico che si riferisca a un singolo concetto comprensivo dei tre elementi (postura, respirazione e portamento): utilizzeremo quindi il termine integrazione funzionale.